143 L’arte contemporanea.
Oggi voglio parlare di un argomento non facile e abbastanza controverso, come dice il titolo del podcast, parlerò di arte e in particolare di arte contemporanea.
Vorrei incominciare dicendo che in questo podcast non ho avuto la “pretesa” diciamo di spiegare cosa sia l’arte o cosa sia l’arte contemporanea, ma solo di parlare di un argomento. Certamente parlare comunque di arte non è semplice, è un po’ una sfida, almeno per me, che non sono un esperto.
Devo quindi ringraziare una mia studentessa australiana, una delle migliori, che tra l’atro è un artista che mia ha spiegato molte cose sull’arte.
Grazie Bernadette.
Bene incominciamo…dunque.
L’arte contemporanea è quella che è sostanzialmente incominciata direi agli inizi del secolo scorso. Molti distinguono tra arte moderna e contemporanea. Alcuni indicano come arte moderna quella nata nel 1800, un po’ con gli impressionisti.
Io userò il termine di arte contemporanea anche se forse non è del tutto esatto. Però userò questo termine. Con questo termine intendo l’arte che si è sviluppata a partire dai primi anni del 900.
A questo proposito ho letto recentemente un libro intitolato Capire l’arte di Stefano Zecchi.
Il libro non è facilissimo, ma vale la pena di leggerlo secondo me.
Ne farò un po’ un riassunto diciamo anche se non completo ovviamente.
All’inizio del libro l’autore fa un’osservazione importante. Lui dice, cito il testo:
“La storia dell’arte è questa straordinaria costruzione immaginaria che accompagna la vita dell’uomo…della nostra storia non resterebbe nulla senza le opere d’arte. Se volgiamo gli occhi al passato cosa ci resta se non le opere d’arte?”
A volte, dice l’autore, ci risulta più facile comprendere le opere del passato che la nostra contemporaneità.
Ecco questo secondo me è vero nel senso che molte cose che si possono vedere del passato sono appunto le opere d’arte, ovvero i quadri. I dipinti ma anche i monumenti che le civiltà del passato hanno lasciato.
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Dunque…
Nel libro si parla di arte figurativa, cioè sostanzialmente della pittura, in senso lato, ma non solo. Questo perché ormai la pittura usa anche altri materiali diciamo,oltre alle classiche materie tipo olio, acquerello o altri materiali.
L’autore parte descrivendo un gruppo di turisti che, con l’aiuto di una guida, visitano un museo di arte contemporanea. La guida illustra e spiega i vari lavori in mostra. Molti sono costituiti non solo da tele, quadri, ma sono anche pezzi di materiali vari a volte appoggiati a terra o appesi alle pareti. Alcuni non sono dipinti diciamo classici ma spesso sono un insieme di materiali vari, a volte plastica, legno, stracci di stoffa, cemento…
La guida spiega a volte il significato delle opere, l’uso di certi materiali.
Alcune persone capiscono e annuiscono quando la guida spiega, altri seguono, fingendo un po’ di interesse, ma molti, forse la maggioranza, scuote la testa, non capisce e commenta con frasi del tipo (cito il testo alla lettera): “come si può sostenere che questo oggetto è arte?”…”come si può fare un opera d’arte con questi oggetti di scarto?…”come si può sostenere che quest’oggetto è arte quando tutti lo possono fare o se lo possono trovare addirittura già bell’e pronto a casa propria?”.
Alcuni commenti, come questi, non sono irriverenti, ma del tutto legittimi.
Ma probabilmente c’è anche qualcuno che dice: “se questi sono artisti io sono il presidente degli USA”…
Bene poi l’autore ci dice che se lo stesso gruppo di turisti andasse in una pinacoteca dove ci sono opere di grandi pittori come Raffaello o Tiziano o di qualche pittore impressionista nessuno farebbe commenti come quelli sentiti di fronte ad opere di arte contemporanea. Tutti sarebbero concordi nell’ ammettere di essere di fronte ad opere importanti e tutti ascolterebbero con interesse le spiegazioni della guida.
Così spiega Zecchi uno dei turisti che è stato nei due musei vuole capire di più, si chiede cosa sia un’opera d’arte. Prende un vocabolario e cerca….opera d’arte. Purtroppo trova moltissime definizioni differenti di arte: arte sacra, arte culinaria, (cioè quella della cucina) addirittura arte del giardinaggio, oppure arte greca o arte romana. Poi il vocabolario ci dice che arte è anche il cinema, il teatro e la musica.
Bisogna ammettere, a questo punto, che definire cos’è un’opera d’arte è come definire e decidere cos’è la verità o la giustizia. Il problema è che noi in generale pensiamo che definire un’opera come “arte” sia più facile. Siamo convinti che basti il buon senso per definire un ‘opera d’arte come tale.
Bisogna comunque convincersi che definire l’arte non è una cosa semplice. Non è così.
Zecchi dice che secondo lui l’arte è “assoluta differenza.” Cioè l’arte ….non rappresenta mai la realtà ma ciò che l’autore vedeva o voleva rappresentare della realtà.
L’arte “figurativa” vuole rappresentare, in vari modi la “realtà” mentre l’arte “astratta” rappresenta non la “realtà” ma ciò che l’artista sente, i suoi sentimenti…le sue emozioni.
Ad esempio gli artisti, o i pittori, del paleolitico che hanno dipinto le pareti delle grotte con animali, bisonti o altri animali volevano esprime molto di più della “figura” degli animali, che noi vediamo, volevano esprimere la lotta, la forza degli animali, la lotta per la sopravvivenza.
L’autore ad un certo punto, paragona l’arte moderna, astratta diciamo, a una lingua che noi non conosciamo. Fa l’esempio di una persona che va in un paesino di montagna dove la gente parla una lingua, magari un dialetto, che lei non conosce. La persona che arriva lì, non capisce quello che la gente dice, non è in grado di comprendere il linguaggio, le parole che la gente usa. Ecco secondo lui chi va in un museo di arte contemporanea, a volte, non ha gli strumenti per capire questo tipo di arte, non è preparato, non capisce il linguaggio che gli artisti usano. Come per il linguaggio del paese di montagna, per capire l’arte contemporanea bisogna frequentarla, dice l’autore, bisogna vedere molti quadri di questo tipo, frequentare magari i musei che ospitano mostre. Allo stesso modo frequentando le persone che usano un linguaggio che non conosciamo un po’ alla volta possiamo comprenderlo e quindi magari, apprezzarlo.
Così frequentando musei di arte contemporanea e studiandola saremo in grado, un po’ alla volta, di capirla e distinguere le vere innovazioni dalle mere ripetizioni e, dice Zecchi, saremo in grado di distinguere i “ciarlatani” (un ciarlatano è una persona che parla ma dice cose inutili, o false) dagli “artisti”.
L’autore fa poi delle considerazioni sulla nascita dell’arte moderna, sui motivi che, ad un certo punto hanno spinto gli artisti a inventare, sperimentare un nuovo tipo di arte.
L’autore fa alcune ipotesi.
Dice che secondo lui questi cambiamenti sono nati soprattutto dopo la rivoluzione industriale e quando la scienza ha, in un certo modo, preso il posto dell’arte in senso lato. Questo fenomeno è iniziato con gli impressionisti e forse prima ed è continuato con Picasso e gli altri autori diciamo moderni o contemporanei.
La scienza secondo l’autore ha soppiantato l’arte nella nostra società e in un certo qual modo gli artisti hanno cercato di inseguire la scienza inventando varianti, innovazioni, sperimentazioni come avviene nel campo della scienza.
Secondo l’autore è cambiato anche il ruolo degli artisti all’interno della società. Una volta gli artisti facevano parte in un certo qual modo dell’elite della società e frequentavano i ricchi e i potenti della società. Ora gli artisti di arte moderna e contemporanea fanno parte, della massa, del popolo. Gli artisti classici, medioevali o antichi, o del rinascimento avevano anche, in parte, la funzione di educare il popolo alla bellezza. Ora questa funzione è venuta completamente a mancare.
Gli artisti “moderni” e contemporanei fanno opere d’arte solo quasi per se stessi, senza alcuna pretesa di educare qualcuno, ma solo per esprimere se stessi, a volte senza neppure la pretesa di ”comunicare” qualcosa se non l’ “impressione” che vogliono che l’opera ha su chi la guarda.
Un’altra cosa che l’autore sottolinea è che, secondo lui, la nascita della fotografia ha in pratica reso inutile, obsoleta (vecchia e superata) la pittura che aveva come ruolo quello di rappresentare la realtà. Dipingere un quadro che riproduce meramente un paesaggio ad un certo punto non ha più senso. La tecnica fotografica, poco alla volta, ha soppiantato la pittura realista o quella impressionista (anche se già quest’ultima rappresentava non la realtà, ma ciò che ha impressionato di più l’artista in un determinato momento: la luce, le ombre le sfumature dei colori.)
Zecchi afferma poi che ogni artista di arte contemporanea fa a sé diciamo, quindi secondo lui non hanno senso gli artisti che vogliono imitare ad esempio le opere di Picasso, lui li chiama i Picassiani.
L’autore parla poi anche del fatto che l’arte contemporanea ha ormai un ruolo molto diverso nella società. Ora esistono i mercanti d’arte. Cioè persone che acquistano opere d’arte, a volte solo per guadagnare denaro. Acquistano magari un’opera di un autore, già famoso, e poi cercano di rivenderla ad un prezzo ovviamente maggiore. E’ in pratica una diciamo speculazione che a volte crea delle situazioni al limite del lecito.
A questo proposito posso citare il fatto che recentemente (nel gennaio dello scorso anno), una galleria di Londra ha dichiarato di aver commesso un vero e proprio falso. Infatti nel 2007 il gallerista aveva dichiarato di aver venduto un opera di un autore, per un prezzo di molti milioni di dollari. Si trattava di un teschio, con dei diamanti incastonati. La cifra dell’asta era di molti milioni di dollari. Peccato che tutto era falso. L’opera d’arte, ovvero il teschio, è in realtà stato diciamo nascosto nei magazzini per 15 anni.
Questo fatto dà un po’ l’idea di come questo mercato possa essere manipolato, guidato e a volte stravolto dai mercati d’arte.
Alla fine di questa prima parte Zecchi dice che l’arte contemporanea forse in futuro sarà ancora capace, di “tornare tra noi” e troverà la via giusta per farlo.
Se troverà altre vie, altri modi di comunicare meglio con le persone e in un certo senso potrà quindi “ritornare” tra noi.
L’autore parla poi dei vari stili dell’arte anche del passato. In particolare dello stile cosiddetto “classico”, “romanico” e “gotico”. Tutto questo non solo nell’arte figurativa ma anche in architettura.
Lo stilo “classico” è quello…romanico e gotico. (MAGARI LI SPIEGO CON QUALCHE ACCENNO)
Non mi voglio però diciamo addentrare in un descrizione dei vari stili architettonici, sarebbe anche troppo complicato e non sono in grado di spiegare i vari stili, forse ci vorrebbe un podcast dedicato solo a questo. Il libro comunque spiega abbastanza bene appunto cos’è lo stile classico e altri stili.
Ovviamente chi volesse approfondire non ha che da acquistare il libro.
Vorrei solo aggiungere che nell’ultimo capitolo l’autore riprende un po’ il discorso sull’arte del novecento citando alcuni degli artisti, a suo giudizio, fondamentali o comunque “innovativi”.
Lui parte da Picasso, di cui ho già un po’ parlato. A questo proposito posso solo aggiungere che a me personalmente non tutti i suoi quadri piacciono anche se devo dire che hanno a volte qualcosa di un po’ sconcertante secondo me. L’autore cita poi Kandinsky, che a me piace molto. L’autore ci dice che Kandinsky voleva che le sue opere non fossero in alcun modo una imitazione della realtà.
Alla fine del libro si parla delle opere di Andy Warhol e del famoso diciamo ritratto di Marylin Monroe. E arriviamo alla conclusione. La Pop art che rappresenta un po’ un “arte” riproducibile e per sua natura “popolare”.
L’autore sembra non apprezzare molto la POP ART.
Gli artisti della pop art prendendo spunto dalle cose comuni, dagli oggetti e dalla pubblicità, dai manifesti dalle confezioni dei prodotti , dai fumetti…
Ovviamente il discorso è molto più vasto…ma mi fermerò qui credo.