161 Un racconto breve : ALFA CENTAURI.
La riunione era alle sette della sera, Andrea era in ritardo. Quando arrivò nella sala della conferenza quasi tutti i posti erano occupati, solo in fondo c’erano sedie ancora libere. La conferenza era molto affollata, circa duecento persone erano riunite per ascoltare Alessandro Arberbo un famoso psicostorico.
Le sue lezioni erano sempre interessanti e lui spiegava molto bene anche concetti di psicologia e di storia molto complessi.
Secondo le sue teorie, desunte in parte dai libri di un grande scrittore di fantascienza, Isaac Azimov, nato più di duecento anni prima, era possibile prevedere il futuro, a grandi linee, applicando la psicologia di massa alla storia tramite complesse formule matematiche.
Molti sostenevano che le sue fossero solo fantasie assurde e incomprensibili, ma altre persone lo ascoltavano e avevano fiducia in quello che diceva. Il dibattito era acceso e suscitava molte polemiche.
Arberbo aveva dimostrato che se si fossero usate le sue formule inserendo i dati relativi all’epidemia spagnola e quelli relativi alla pandemia del 2020 da Covid 19 si sarebbe evitata la crisi sanitaria del 2090 che aveva provocato milioni di vittime in tutto il mondo.
La conferenza stava per iniziare.
Il ragazzo si sedette nell’ultima fila a fianco di una ragazza che stava leggendo l’opuscolo riguardante l’argomento della discussione.
“E’ libero?” chiese alla ragazza.
“Si si, è libero”
“Grazie” rispose Andrea.
La ragazza sembrava molto gentile, oltre che molto bella.
Andrea si sedette e guardò verso il palco dove il professore che doveva tenere la conferenza si stava sedendo insieme ad altre persone che lo avrebbero intervistato.
Dopo qualche minuto la ragazza chiuse l’opuscolo illustrativo della conferenza tenendolo tra le mani.
“Posso vederlo? Io non ce l’ho”, chiese Andrea.
“Fai pure, eccolo, io l’ho già letto tutto ma non ho capito niente,” disse la ragazza sorridendo ad Andrea.
Era una ragazza alta, capelli scuri, occhi grandi e vivaci. Era vestita in modo informale ma allo stesso tempo curato e un po’ estroso. Un paio di pantaloni blu, di stoffa, aderenti e brillanti. Una camicia azzurra con sfumature bianche e arancioni.
“Cosa non hai capito? Magari posso aiutarti”
“Beh…quando parla di psicologia ci capisco poco, non è il mio campo. I termini che usa, non li conosco”.
“Ah…certo. Anche io non li conosco magari adesso ce li spiegano e dopo la conferenza si possono fare delle domande se si vuole.”
“Ah…non lo sapevo, comunque io di solito sono timida, non mi piace parlare in pubblico”.
“In effetti anche a me non piace”.
Nel frattempo la conferenza era incominciata e il professore aveva preso la parola.
“Comunque” disse Andrea parlando sottovoce “io mi chiamo Andrea,
“Io Roberta” rispose la ragazza. Ridendo.
Il professore inizio spiegando che il futuro è prevedibile, è solo una questione di interpretazione dei dati disponibili e della loro attendibilità. Spiegò anche che con i computer e l’intelligenza artificiale disponibile era, secondo lui, possibile prevedere in modo abbastanza plausibile quello che sarebbe successo all’umanità attualmente nei 50 anni a venire. La scienza era in continua evoluzione. Il professore parlò anche della meteorologia che, sulla terra, era ormai molto avanzata. Per questo motivo era infatti stato previsto l’arrivo di una nuova era glaciale entro i prossimi duecento anni. Tutti i dati e gli eventi lo confermavano, sulla terra le temperature avrebbero continuato a scendere fino ad arrivare a quelle estreme dell’ultima era glaciale. Il riscaldamento globale si era arrestato ormai da oltre duecento anni e poi era incominciata l’inarrestabile discesa delle temperature. In molte zone gli inverni sulla terra erano più freddi di quelli della piccola era glaciale del 1300. Per questo motivo l’iniziativa di Alfa Centauri era indispensabile e sicuramente positiva per l’umanità.
I due ragazzi seguirono la conferenza con interesse ma nessuno dei due ebbe il coraggio di intervenire nel dibattito che seguì.
Verso la fine della riunione se ne andarono e si misero a parlare un po’ fuori dalla stanza della conferenza. Rimasero lì per più di mezz’ora.
Alle undici si salutarono con la promessa di rivedersi e si scambiarono il numero del cellulare.
Due giorni dopo Andrea telefonò a Roberta, voleva rivederla. Le disse che sarebbe andato al parco al sabato verso le nove per correre un po’.
Il parco cittadino era molto grande, al centro c’era un piccolo laghetto. Molte persone lo frequentavano, ma alla sera non era molto affollato. Il parco era sempre illuminato molto bene, grandi lampioni erano dislocati in diversi punti e rischiaravano molto bene ogni punto del parco.
Andrea e Roberta si incontrarono vicino al laghetto, sulla riva. La temperatura era come al solito perfetta, venti gradi, costanti sia di giorno che di notte, ottima per fare un po’ di corsa ma senza affaticarsi troppo.
Roberta era molto bella, una tuta leggera di color blu era l’abbigliamento che di solito usava per correre.
“Ciao, come stai, tutto bene?” chiese subito Andrea.
“Si bene e tu?” rispose Roberta.
I due ragazzi cominciarono a correre affiancati e fecero cinque volte un percorso che attraversava il parco da una parte all’altra. Parlarono un po’ di un libro che tutti e due stavano leggendo. Un libro di uno storico che parlava di un episodio avvenuto trecento anni prima, nel 2040. Si narrava la storia della guerra elettronica tra due nazioni molto potenti. Ad ambedue era piaciuto molto ed erano contenti di scoprire che avessero gli stessi gusti in fatto di letture. Parlarono anche di musica e qui scoprirono che i loro gusti erano invece piuttosto differenti. Ad Andrea piaceva molto la musica elettronica del 2060 e del 2090. A Roberta piaceva solo la musica antica, del 1970 fino al 1990.
Dopo circa un’ora si fermarono vicino all’uscita del parco, si sedettero sul prato. La calda luce delle lampade rendeva l’atmosfera un po’ irreale, al di là dei fari si vedeva il cielo scuro e limpidissimo.
Non c’erano mail nuvole.
Passarono così una bella serata, parlarono molto e senza che se ne accorgessero rimasero sulla riva del lago fini dopo la mezzanotte. Andrea si offrì di accompagnare a casa Roberta che abitava a pochi isolati.
Si salutarono con la promessa di rivedersi presto.
Un mese dopo.
Andrea si era svegliato tardi, quella mattina aveva sonno, più sonno del solito, la sera precedente aveva fatto proprio tardi. Aveva festeggiato con i suoi amici il suo venticinquesimo compleanno. Si fece una doccia, si vestì velocemente e in meno di mezz’ora arrivò in ufficio. Andrea lavorava in una società di progettazione, impianti per l’agricoltura, riciclo di materiali. Lavorò alacremente tutto il giorno. Alle nove, dopo cena, aveva un appuntamento con una ragazza.
Roberta.
Da quando l’aveva conosciuta la sua vita era cambiata. Pensava continuamente a lei. Si erano già visti diverse volte al parco e ogni volta erano stati molto bene insieme.
Andrea era impaziente, non vedeva l’ora di rivedere Roberta. Era bellissima, aveva uno splendido sorriso, gli piaceva molto. L’appuntamento era fissato sul terrazzo panoramico di un palazzo in periferia ma in una zona elegante. Quando arrivò sulla terrazza, non c’era praticamente nessuno, solo alcune persone in lontananza. Il terrazzo era molto grande, la vide subito, Roberta era appoggiata con la schiena al parapetto in ferro che delimitava il terrazzo impedendo di affacciarsi verso il basso, il palazzo era alto più di cento metri e al di là c’era solo una distesa di prati verdi e poi l’orizzonte e il cielo scuro.
La ragazza indossava un abito leggero, rosso e giallo con colori molto sgargianti, che risaltavano illuminati dalla calda luce dei grandi lampioni situati in cima la palazzo. Quando Andrea fu vicino Roberta lo salutò con un sorriso. Lui ricambiò. Si sedettero su una specie di panchina in acciaio che dava verso l’esterno. Si vedeva solo il verde dei prati e in lontananza il cielo costellato di stelle. Le luci della città erano lontane, in basso, e non impedivano la visione delle stelle e in parte del cielo profondo.
Dopo circa mezz’ora i due ragazzi decisero di andare a mangiare qualcosa in un ristorante che era in cima al palazzo. Un ristorante vegetariano. Tutti gli abitanti di Travel erano vegetariani.
Dopo la cena camminarono un po’ ancora sulla terrazza.
Roberta disse :“Come ti trovi al lavoro?”
Andrea rispose. ”Bene, molto bene devo dire, è un bell’ambiente, si lavora bene e nessuno ti rompe troppo le scatole”
“Io vorrei cambiare il mio lavoro, mi piacerebbe trovare qualcosa di meglio, mi sembrava interessante la riunione da voi!”
“Si il capo è un tipo sveglio, è lui quello che ha parlato prima del professore”
“Sembra un tipo simpatico”
Andrea :”Si in effetti lo è”
Roberta :“Va beh, magari proverò a mandare un curriculum vitae alla vostra azienda chissà..”
Andrea “Si mandalo poi magari cerco di metterci io una buona parola”
Roberta :”Grazie sei molto gentile…ma parlami un po’ di te, dove abiti?”
Andrea: “Ah…si vivo in un appartamento, vicino al cinema ARCO in uno di quei palazzi alti color ocra si vedono da lontano”
“Ah si li vedo quando vado al cinema”
“Potremmo andare insieme qualche volta se ti va”
Il cuore di Andrea batteva forte, il ragazzo voleva rivedere ancora Roberta. La ragazza fece uno splendido sorriso e annuì.
“Volentieri, qualche volta ci mettiamo d’accordo”
Andrea prese coraggio. Disse a Roberta che era contento di rivederla, e che avrebbe voluto che si fossero rivisti di più, ma non aveva avuto il coraggio di chiamarla. Roberta disse che a lei aveva fatto molto piacere uscire con lui. Andrea ci pensò, riflettè…e poi disse che sarebbe stato felice se lei fosse stata la sua ragazza. Roberta sorrise dicendo che anche a lei avrebbe fatto piacere. I due ragazzi si baciarono. Andrea mise un braccio attorno ad un fianco di Roberta e la baciò ancora. La strinse a sé, Roberta appoggiò la testa sulla spalla sinistra di Andrea. I due ragazzi parlarono per un po’. Poi Roberta disse :
“Tu pensi che arriveremo, un giorno?”.
“Non lo so, rispose Andrea, guardando in alto le stelle”.
Roberta guardò le stelle e chiese :
“Non capisco mai perché ci dicono che il sole un giorno non ci sarà più?”.
“Non è che non ci sarà più, ma noi saremo così lontani che in pratica lo vedremo come una stella”.
“E avremo un altro sole?”
“Si certo. Alfa Centauri, quella che adesso è la stella che si vede meglio nel cielo, eccola. E’ quella là” disse Andrea indicando una stella molto luminosa.
L’astronave su cui erano imbarcati Andrea e Roberta viaggiava da oltre venti anni ad una velocità pari ad un cinquantesimo della velocità della luce. Era lunga oltre dieci chilometri ed ospitava quasi cinquecentomila persone. Era diretta verso Alfa Centauri, il sistema stellare più vicino alla terra. Sarebbe giunta a destinazione in circa duecento anni.