AVVENTURA IN VAL GRANDE [B1-B2]
Mario partì da Milano alle sei del mattino, era sabato. Quel giorno era solo, i suoi amici non erano con lui. Voleva andare in Val Grande, una valle a circa 100 chilometri dalla città. Il ragazzo aveva deciso di entrare nella Val Grande e camminare (walk) un po’.
Aveva preparato lo zaino (backpack) con tutto il necessario: binocolo, macchina fotografica, cellulare, un maglione e due panini al prosciutto. Aveva con sé anche della frutta e una bottiglia, sapeva che in Val Grande non c’è molta acqua e la giornata era calda. Era il mese di giugno. Nello zaino mise anche un piccolo walkie-talkie che un suo amico gli aveva regalato qualche mese prima.
“Portalo con te” gli aveva detto l’amico “ti può servire”.
Il ragazzo arrivò all’ingresso della valle alle nove perché si era fermato in un bar a fare colazione, un cappuccino e una brioches. Incominciò a camminare velocemente, voleva arrivare in un punto panoramico a circa due ore di strada. Il sentiero (path) era facile. Il paesaggio della Val Grande era molto bello, gli alberi erano alti e folti (thick), i prati verdissimi (very green launs) e con molti fiori. Arrivò nel punto che aveva scelto, si fermò a guardare il panorama. Era una piccola cima in mezzo a tante altre, a circa duemila metri. Poteva vedere molti pascoli (pastures) e boschi, in lontananza si vedeva la pianura e più in là le cime del Monte Rosa.
Decise di mangiare qualcosa, due panini e un po’ di frutta. Si sedette e restò lì circa un ‘ora a riposare. Verso la una del pomeriggio decise di tornare percorrendo un altro sentiero. Incominciò a camminare e dopo un’ora arrivò ad un bivio (crossroad). Il cartello (milepost, sign) che indicava la direzione non c’era più. Mario era indeciso, non sapeva quale sentiero scegliere (choose). Si fermò, guardò la cartina (map) ma quel sentiero non era indicato, forse era nuovo e la cartina era un po’ vecchia.
Dopo qualche minuto prese una decisione e si incamminò sul sentiero alla sua destra. Era in discesa (downhill) e lui doveva scendere. Camminò per circa mezz’ora e si trovò ad un altro bivio. Anche qui non c’erano indicazioni.
Mario continuò ancora in discesa, non c’era nessuno. Da quando era partito aveva incontrato poche persone. Il caldo sole di giugno si faceva sentire. Camminava da più di due ore ormai. Sempre in discesa. Il sentiero era diventato più difficile ed entrava nei boschi. Camminò ancora per circa mezz’ora poi si fermò. Era stanco, non sapeva più dove si trovava, aveva perso l’orientamento (orientation). L’acqua era quasi finita. Era in mezzo a montagne alte e il sentiero non c’era più. Camminò ancora, ora era in mezzo ad un prato (laun).
Il ragazzo si mise su una roccia alta e cercò di guardarsi attorno (to look around). All’improvviso un grosso cinghiale (boar) gli venne incontro. Mario cercò di scappare (escape), l’animale lo caricò. Mario prese lo zaino e con quello colpì il cinghiale. Nel fare questo scivolò dal sasso (slipped from the stone), cadde e battè con una caviglia ( fell and beat with an ankle) contro un sasso. Il cinghiale colto di sorpresa (caught by surprise) scappò. Mario cercò di alzarsi ma capì subito che qualcosa non andava. Non poteva muovere il piede. Si era slogato (dislocated) la caviglia. Non poteva più camminare.
Tentò molte volte di alzarsi ma non riusciva, non poteva usare il piede destro. Non poteva muoversi. Dopo qualche altro tentativo Mario capì che il piede aveva la caviglia slogata, il male era troppo forte.
Il ragazzo prese il suo cellulare tentò di chiamare. La linea era interrotta. In quel punto il segnale dei telefoni era assente. Il telefono cellulare era inutilizzabile. Cercò di mandare messaggi ma non ci riuscì. Il dolore alla caviglia era continuo e molto forte. Mario cercò di spostarsi per cercare un punto da cui poter telefonare, ma fu tutto inutile. Nessuna linea cellulare era attiva. Cercò nello zaino la cartina per cercare di capire la sua posizione. In fondo allo zaino vide il piccolo walkie talkie. Lo aveva usato solo una volta quando il suo amico glielo aveva regalato. Lo prese e si ricordò le parole del suo amico “potrebbe esserti utile”. Sì forse ora era utile.
Mario prese il piccolo walkie talkie, lo accese. Dalla radio si sentì un fruscio. Il ragazzo avvicinò la piccola radio ad un orecchio per sentire meglio e alzò il volume. Si ricordò che c’erano diversi canali. Girò una piccola manopola, su un display comparvero i numeri dei canali : 1 2 3 4 5 6, nulla. Si sentiva solo un fruscio continuo. Appoggiò la radio sul prato accanto a lui. Era preoccupato. Come avrebbe fatto a chiedere aiuto? Con la caviglia slogata, forse rotta non poteva camminare. La radio sembrava inutile. Poi pensò,” provo”.
Prese il walkie talkie e premette il tasto di trasmissione e iniziò a chiamare.
“qualcuno mi sente ?”
“c’è qualcuno che mi ascolta?”
Cambiò canale ripetendo la chiamata. Nessuno rispose. Mario pensò che da lì, in mezzo alle montagne nessuno poteva ascoltare la sua chiamata con quella piccola radio. Mise la radio accanto allo zaino e riprese il cellulare tentando ancora di inviare messaggi. Dopo circa mezz’ora gli parve di sentire, ogni tanto, una voce dalla radio. Era una voce non chiara, debole e lontana. Ma qualcuno c’era. Prese in mano il walkie talkie e chiamò più volte, nessuno rispose e la voce era sparita all’improvviso. Le ore passavano, era ormai metà pomeriggio. Mario era preoccupato. Verso le quattro sentì ancora delle voci provenire dalla radio. Prese subito il walkie talkie e cercò di comunicare.
Chiamò. Più volte.
“Mi sentite ? Rispondete se mi sentite”
Qualcuno chissà da dove rispose. La voce era debole, lontana e instabile.
“Si ti sento chi sei?” una voce dalla radio in mezzo al fruscio.
“Mi chiamo Mario, sono in Val Grande e non posso muovermi, sono caduto, ho bisogno di aiuto”
“Ok Mario ti sento male ma ho capito, sei in Val Grande e cerchi aiuto, ma dove sei esattamente?”
“Sono entrato in valle dall’Alpe Scaredi e ho camminato circa tre ore verso sud credo, sono in una prato e il cellulare non funziona”
“Ok capito Mario. Ma cosa è successo?”
“Mi sono perso e poi un cinghiale mi ha aggredito, ho un piede slogato non riesco a camminare, ma tu dove sei?”
“Io sono a Macugnaga, sul Monterosa a duemila metri. Ora cerco di avvertire il soccorso alpino, tu resta con la radio accesa”
“Ah conosco la zona resto in ascolto”
“Si ti chiamo io”
Mario era meravigliato e contento. Quella piccola radio si era fatta sentire fino al Monterosa. Saranno venti chilometri almeno, pensò. Com’era possibile? Eppure era così. Il ragazzo ripensò con gratitudine al suo amico.
Tre ore più tardi un elicottero della Guardia forestale prelevò Mario dalla radura e lo portò all’Ospedale di Domodossola. La sua avventura era finita bene grazie ad una piccola radio che aveva sostituito il cellulare diventato inutile e inutilizzabile.
La radio è meglio del cellulare.
Rispondi alle domande
- Da dove è partito Mario ? Milano Roma Londra
- A che ora è partito ? alle otto alle sei alle sette
- Dove voleva andare ? al mare in Val Grande a sciare
- Con chi era ? con amici da solo con il cane
- Che mese era ? maggio marzo giugno
- Cosa incontra ? un lupo un cinghiale un gatto
- Dove si fa male ? un braccio la testa un piede
- Con cosa chiede aiuto ? cellulare/walkie-talkie/telefono fisso