ESCURSIONE SUL MONTE ROSA

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Questa è la descrizione di una gita in montagna per l’esattezza sul Monte Rosa, nelle Alpi occidentali che ho fatto nel 1980, molti anni fa. Eravamo in tre, io un mio amico e mio fratello.

Quell’estate abbiamo deciso di soggiornare per una settimana ad Alagna Val Sesia, una località alle falde del Monte Rosa. Durante i primi giorni abbiamo fatto alcune brevi passeggiate per allenare un po’ le gambe.

L’ultimo sabato prima della fine della vacanza abbiamo affrontato il percorso più impegnativo: la salita al rifugio Gnifetti sul ghiacciaio dell’ Indren a 3650 metri di altezza.

Al mattino del giorno stabilito abbiamo preso la funivia che ci ha portati all’inizio del ghiacciaio a circa 3100 metri. La giornata era nuvolosa e quindi il panorama che da lassù di solito è splendido, quel girono era totalmente coperto dalle nubi.

Eravamo ben equipaggiati, giacca  a vento e scarponi, guanti e berretto di lana. Pur essendo il mese di luglio a quell’altezza, sul ghiacciaio, la temperatura era di qualche grado sotto lo zero.

Ci siamo incamminati, lentamente in mezzo alla neve che ricopre il ghiacciaio. Il sentiero era più che altro una traccia nella neve. L’altezza si faceva sentire e il passo era lento. All’inizio il percorso era pressochè pianeggiante. Dopo circa un’ora però è iniziata la salita verso il rifugio.

La pendenza del sentiero non era eccessiva ma a 3500 metri qualunque salita diventa faticosa. Fortunatamente di tanto in tanto le nubi si diradavano ed era possibile ammirare lo splendido panorama delle Alpi che si gode da quell’altezza. La neve era compatta e non era un percorso pericoloso.

La luce del sole riflessa dalla neve era molto forte, ma ognuno aveva occhiali scuri, senza sarebbe stato fastidioso per la vista. In circa tre ore di cammino siamo giunti in vista del rifugio Gnifetti, la nostra meta.

Verso le 11.00 siamo arrivati, stanchi ma molto soddisfatti per la traversata del ghiacciaio. Abbiamo pranzato e ci siamo goduti, a tratti, il panorama che si affacciava tra le nubi.

Al rifugio c’era molta gente, infatti è la base di partenza per chi vuole affrontare la salita alla Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa, in pratica sulla vetta del Monterosa. Noi ci siamo fermati lì e abbiamo fatto un breve passeggiata sopra il rifugio, verso la vetta, che era comunque molto distante.

Gli alpinisti che salgono sino alla vetta, di solito, dormono almeno una notte al rifugio per ambientare il fisico all’altitudine. Infatti affrontare la salita sino a 4600 metri può essere pericoloso senza un adeguato ambientamento.

La pressione arteriosa può risentirne, può venire un fortissimo mal di testa. In quel caso l’unica cosa da fare è tornare subito a valle, a quota più bassa.

Bisogna però tenere presente che il sentiero che porta alla vetta, pur non essendo difficile è comunque pericoloso per l’altitudine elevata. Se si incontra maltempo, neve o vento forte, c’è la possibilità di perdere di vista il sentiero e di conseguenza di perdere l’orientamento.

Oltretutto le temperature a quella quota, verso i 4000 metri possono scendere in maniera repentina a molti gradi sotto zero. La prudenza è quindi un obbligo ed è sempre meglio essere accompagnati da esperte guide.

Nel pomeriggio verso le 15.00 abbiamo iniziato la discesa. La temperatura era salita a circa -2 gradi ma sarebbe ben presto ridiscesa con l’arrivo della sera.

Molti altri escursionisti scendevano con noi verso la fermata della funivia. Il sentiero era molto affollato.

Alle 18.00 eravamo di nuovo ad Alagna per un meritato riposo.

E’ stata l’escursione più bella che io ho effettuato sulle Alpi, e anche quella alla quota più alta. Da allora il ghiacciaio dell’ Indren si è ritirato di molti metri e la traversata ora avviene in parte su rocce affioranti. Il cambiamento del clima si fa sentire in modo consistente sulle Alpi.