012 – [GLI ITALIANI] MARCONI E L’INVENZIONE DELLA RADIO

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12 – MARCONI E L’INVENZIONE DELLA RADIO.

 

Ciao sono Marco e sono qui per aiutarti a migliorare il tuo italiano.

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Oggi ti parlerò di un’invenzione, ti parlerò dell’invenzione della radio e un po’ della storia delle comunicazioni radio.

Dunque, parlare della storia delle comunicazioni radio vuol dire parlare di Marconi. Quindi, per parlare di questo argomento, dobbiamo partire proprio da lui, Guglielmo Marconi.

Marconi nasce a Pontecchio e passa l’infanzia e l’adolescenza, appunto, in questa cittadina vicino a Bologna. Da padre italiano e madre irlandese.

Questo spiega poi il rapporto, un rapporto privilegiato, che Marconi avrà durante la sua vita con l’Inghilterra e il mondo anglosassone.

Dobbiamo subito permettere una cosa. Allora, Marconi, nel mettere a punto la sua invenzione, si è sicuramente avvalso degli studi e delle sperimentazioni di scienziati e tecnici che avevano studiato i fenomeni elettrici prima di lui.

Infatti molti sono gli studiosi dei fenomeni elettrici e anche delle onde radio che precedettero Marconi.

Tra i più importanti, dobbiamo ricordarne alcuni.

Ad esempio Maxwell, che studiò per primo l’elettromagnetismo e che inventò, diciamo, delle equazioni molto importanti.

O Rudolf Hertz, che dimostrò l’esistenza delle onde radio e che ancora oggi vengono chiamate, a volte, onde hertziane.

André Marie Ampère, che contribuì con i suoi studi ad approfondire l’elettromagnetismo. Il termine Ampère è usato ancora oggi in elettronica per indicare l’intensità della corrente.

Non dobbiamo dimenticare Alessandro Volta, l’inventore della pila. Alessandro Volta fece degli studi molto importanti e inventò qualcosa che è ancora alla base della nostra società. Infatti, tutte le automobili in circolazione hanno a bordo una batteria, una batteria che, come tecnologia di base, usa la stessa tecnologia inventata da Alessandro Volta.

Ma un altro importantissimo e noto personaggio, di questi tempi ancora più noto per il suo nome, è stato uno degli scienziati che ha studiato un po’ le stesse cose che ha sperimentato e studiato Marconi. E questo è Nikola Tesla.

Tesla, il cui nome adesso è più famoso di qualche tempo fa perché, come tutti sapete, il nome Tesla è quello di una macchina americana, la macchina elettrica prodotta negli Stati Uniti.

Per molti anni, il nome Tesla è stato sconosciuto. E, ripeto, negli ultimi anni, molti conoscono questo nome per via, più che del suo inventore, dell’automobile.

Comunque Tesla, in pratica, contemporaneamente a Marconi, si era occupato dello studio delle onde radio. E addirittura nel 1898, Tesla riuscì a controllare e a fare un esperimento in cui, con una specie di trasmettitore, lui controllava i movimenti di una piccola barca.

Tesla aveva inventato in quel momento il radiocomando.

Il radiocomando è un sistema che permette di controllare a distanza motori elettrici ed altri strumenti.

Tanto per intenderci, il radiocomando è lo stesso aggeggio, chiamiamolo così, che è in grado di controllare le navette spaziali, che è in grado di controllare le sonde spaziali che vengono mandate, appunto, per studiare il cosmo intorno a noi, per studiare lo spazio.

Questi segnali, che vengono emessi dai trasmettitori a terra, vengono captati dalle navicelle, e in pratica dalla terra noi siamo in grado di controllare queste navicelle, queste sonde spaziali.

Diciamo che poi c’è anche una polemica in cui si sostiene che Tesla fu anche l’inventore, il primo inventore delle trasmissioni radio.

Ma qui la cosa non è molto chiara e comunque poi fu soltanto Marconi che riuscì a realizzare la radiotelegrafia.

Infatti possiamo dire che Guglielmo Marconi, a differenza di tutti gli altri, ebbe la visione di una cosa possibile, contro ogni logica e contro ogni aspettativa.

Cioè lui aveva capito che le onde radio, che erano già conosciute prima di lui, però lui aveva capito che avrebbero potuto essere utilizzate per trasmissione a grandissima distanza e avrebbero potuto superare ostacoli fisici come le montagne e diffondersi in tutto il mondo. Questo era il suo chiodo fisso.

Lui aveva in mente delle onde radio con delle capacità infinite.

Aggiungiamo anche che la sua intuizione più importante, oltre a molte altre ovviamente, dal punto di vista della tecnica, fu che per trasmettere un segnale radio a grande, a grandissima distanza, il componente fondamentale è l’antenna.

Infatti ancora oggi tutti gli apparati trasmittenti, piccoli o grandi, per trasmettere usano un’antenna.

L’antenna c’è anche nei telefoni cellulari, anche se ormai è all’interno dell’apparato, nessuno ormai più la vede. Ma dentro i telefoni cellulari, dentro tutti i telefonini, c’è un’antenna, che è quella che permette al telefono di inviare i suoi segnali.

Marconi, da giovane, non frequenta molto le scuole, ma è praticamente un autodidatta.

Quando è giovane conosce un operatore del telegrafo, un telegrafista, e si appassiona alla telegrafia. E capisce l’importanza della telegrafia e vorrebbe, già nei suoi primi esperimenti, eliminare i fili che a quell’epoca venivano usati per trasmettere segnali telegrafici. Sognava una telegrafia senza fili.

A Livorno comunque lui riesce ad avere il permesso di frequentare un laboratorio di fisica di un liceo, anche se, in effetti, non frequenta la scuola.

In questo laboratorio di Livorno comincia a fare esperimenti, dapprima sulle pile, e impara comunque le basi dell’elettrotecnica.

Frequenta l’Istituto nazionale di Livorno, anche se non è esattamente uno studente di questa scuola.

Nel 1894, Marconi, a casa sua a Pontecchio, in un piccolo laboratorio che aveva organizzato in una mansarda della grande villa dove abitava con i suoi genitori, mette in piedi una specie di esperimento, un aggeggio. E’ una specie di campanello che suonava quando, durante un temporale, arrivava un fulmine. Era in grado di captare, diciamo, le onde radio emesse dal fulmine e far suonare un campanello.

Una scoperta sostanzialmente inutile, ma l’intuito del genio di Marconi capì subito una cosa: quelle che venivano emesse dal fulmine erano onde radio, onde radio che potevano essere, in un certo senso, ascoltate e ricevute e soprattutto usate, in quel preciso momento, le onde radio venivano usate dall’uomo.

Marconi riesce a produrre onde radio, poi, e a riceverle in una stanza vicina. Aveva 20 anni.

Ancora una volta, a questo punto, l’uomo riesce a fare una cosa che molti avevano fatto prima di lui, cioè usare fenomeni naturali per degli scopi utili all’uomo.

Un po’ come aveva fatto l’uomo quando aveva iniziato ad usare il fuoco per riscaldarsi.

Qui devo fare una piccola parentesi. Le onde radio, forse non tutti lo sanno, ma sono sempre esistite in natura, sono un fenomeno del tutto naturale.

La Terra, fin dalla sua nascita, è sempre stata invasa, possiamo dire, dalle onde radio provenienti dal Sole. Infatti, la luce solare non è altro che un insieme di onde radio che vengono emesse dal Sole, che giungono tutti i giorni sulla Terra.

Sono onde radio che noi possiamo vedere e che ci illuminano, ci fanno vedere quello che c’è intorno.

Ovviamente il Sole emette molte altre onde radio che noi non possiamo vedere, perché hanno una frequenza tale per cui i nostri occhi non sono in grado di vederla. Sono, diciamo, onde radio invisibili, che vengono però captate dalle radio.

Marconi capì tutto questo. Quindi Marconi ad un certo punto comincia a organizzare, appunto a Villa Grifoni, un laboratorio ben attrezzato e fa ulteriori esperimenti.

E costruendo e provando differenti antenne, diciamo così, con questi suoi trasmettitori, la distanza a cui lui riceve i segnali trasmessi continua ad aumentare ed arriva praticamente a due chilometri e mezzo.

Lui comincia a fare uso di antenne sempre più grandi e raggiunge una distanza di 2.400 metri.

L’esperimento viene condotto alla presenza del fratello Alfonso, di un falegname di nome Veronelli e di un contadino di nome Bignami.

Si racconta, la cosa non è certa ma così si dice, che quando Marconi faceva i suoi esperimenti, chi era vicino al ricevitore aveva un fucile, e quando sentiva che il ricevitore captava i segnali emessi da Marconi, dal piccolo trasmettitore di Marconi, sparasse un colpo di fucile per fare capire a Marconi che il ricevitore aveva ricevuto il segnale.

Qualcun altro dice che questo non è vero e che i suoi collaboratori, in realtà, facevano delle lunghe corse, di due chilometri e mezzo, per andare ad annunciare a Marconi che l’esperimento era riuscito.

Marconi capisce però subito che, in realtà, per poter avanzare e andare avanti nei suoi esperimenti, deve ingrandire il suo laboratorio e deve avere a disposizione mezzi molto più grandi.

E quindi, a quanto pare, anche qui la cosa non è del tutto certa, Marconi si rivolge all’Italia, diciamo, si svolge al Ministero delle poste e dei telegrafi Italiani.

Ne ottiene, a quanto si dice, una risposta negativa, non viene molto preso in considerazione.

Marconi, nel 1896, parla con un amico di famiglia, Carlo Gardini, il console degli Stati Uniti a Bologna.

E con lui comincia a pensare di lasciare l’Italia, e il console gli dice che forse la cosa migliore per Marconi è lasciare l’Italia e trasferirsi in Inghilterra.

Con l’appoggio della madre, di origine irlandese, che aveva conoscenze in Inghilterra, Marconi lascia l’Italia e, appunto, si trasferisce a Londra.

E organizza ancora i suoi esperimenti e ottiene i finanziamenti. Le Poste inglesi sono molto interessate agli esperimenti di Marconi.

Il 12 febbraio del 1896 Marconi parte con la madre per il Regno Unito.

A Londra, il 5 marzo dello stesso anno, presenta una richiesta provvisoria di brevetto, relativa ai miglioramenti nella telegrafia.

Il 2 giugno dello stesso anno, Marconi deposita all’Ufficio Brevetti di Londra una domanda definitiva per un sistema di telegrafia senza fili, con il titolo “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”.

In pratica Marconi, diciamo, ottiene il brevetto per la sua invenzione, una telegrafia senza fili.

Dopo due anni, a Londra, Marconi fonda una società, la Wireless Telegraph & Signal Company, che sarà una società che lui userà per continuare nei suoi esperimenti.

Nel 1897, Marconi ottiene definitivamente il brevetto della telegrafia senza fili.

Il suo sogno si sta avverando: il telegrafo che manda segnali in codice Morse nello spazio senza l’uso dei fili.

Marconi nella società inglese si fa strada, e uno degli episodi che aumentò in Inghilterra la fama di Marconi, fu, sempre nel ‘98, quella che può essere definita una specie di cronaca sportiva in diretta.

Marconi organizza un collegamento con un giornale, il Daily Express di Dublino, e trasmette appunto al Daily Express di Dublino le fasi delle gare di barche a vela del Royal Yachting Club.

In pratica, tramite il telegrafo, in codice Morse vengono trasmesse notizie riguardanti l’andamento di questa regata in anteprima.

Era un collegamento di circa 16 chilometri, perché la nave da regata era un po’ al largo, e quindi i segnali hanno coperto una distanza di 16 chilometri.

Nel 1999, l’anno successivo, effettua un servizio telegrafico simile in occasione dell’America’s Cup.

Ma Marconi non era soddisfatto. Marconi voleva andare oltre. Nella sua mente aveva un’idea fissa: fare collegamenti a grandissima distanza, non a 10, a 15 o a 16 chilometri. Voleva collegare l’Europa all’America.

Molti fisici erano contrari all’idea, dicevano che era impossibile, che le onde radio non avrebbero mai potuto superare gli ostacoli e soprattutto la curvatura terrestre.

Marconi affermava il contrario. Ovviamente aveva ragione lui.

Lui sapeva, forse intuiva che c’era qualcosa nelle onde radio che gli altri non capivano, qualcosa di potente, una forza che le avrebbe trasportate per tutto il globo.

Marconi si dà da fare, mette in piedi delle antenne gigantesche. In Inghilterra fa costruire alcune antenne altissime, alte 60 metri, una cosa enorme.

Fa costruire antenne riceventi anche a Terranova in Nord America.

Tutto è pronto, ma una tempesta di vento distrugge gli impianti in Inghilterra.

Marconi non si dà per vinto, le fa ricostruire, questa volta più piccole. Le antenne ora sono alte solo 45 metri.

A Terranova l’antenna è costruita però a questo punto da un semplice filo, portato a 120 metri di altezza da un aquilone.

Marconi organizza tutto, e i suoi collaboratori restano in Inghilterra. Lui va in America.

In pratica lui è quello che dovrà captare e ricevere i segnali trasmessi dall’Inghilterra, con orari fissi e i giorni stabiliti.

Così la mattina del 12 dicembre del 1901, i suoi assistenti dall’Inghilterra trasmisero una serie di segnali in codice Morse, i tre punti che indicano la lettera dell’alfabeto Morse “S”.

Marconi e i suoi assistenti sono al telegrafo, che deve ricevere i segnali. Ma non succede nulla, i segnali non arrivano.

Allora Marconi sostituì alcuni pezzi del ricevitore. Adesso il ricevitore non è più in grado di azionare la macchina Morse, che muoveva, diciamo, il telegrafo. Ma si possono ascoltare questi segnali con una cuffia telefonica.

Alle 12:30 del 12 dicembre, i segnali vengono ascoltati da Marconi a Terranova, in Nord America. Una radio ha trasmesso i segnali e un apparecchio telefonico è stato in grado di riceverli.

Ha fatto fare alla radiotelegrafia un balzo avanti, viene effettuato un collegamento di 3.000 chilometri.

Qui bisogna aprire una piccola parentesi. Perché vi voglio spiegare com’è possibile che le onde radio possano arrivare in America partendo dall’Europa, ovvero superare la curvatura della Terra, in poche parole.

Premetto subito che le onde radio in realtà vanno solo in linea retta, come la luce, che, come abbiamo già detto, non è altro che un’onda radio.

La luce, lo sappiamo tutti, va in linea retta. Quindi, anche le onde radio possono andare soltanto dritte, in linea retta.

Quindi per superare l’Oceano hanno bisogno di un aiuto, diciamo così.

Infatti, le onde radio quando partono da un trasmettitore, da un’antenna collocata ad esempio a Londra, quindi in Inghilterra, o in Italia, e sono dirette verso l’America, vanno molto in alto nell’atmosfera, vanno in alto vanno fino a 100, 200, anche più in alto.

E alcune volte, quasi sempre, alcuni tipi di onde radio trovano uno specchio naturale, trovano uno specchio che riflette le onde.

Questo specchio è in grado di far sì che le onde radio, arrivate ad un certo punto nel loro percorso verso l’America, vengano riflesse e tornano quindi a terra, in questo caso tornano sul mare.

Poi dal mare una parte di queste onde viene riflessa e torna su, torna nell’atmosfera alta, viene riflessa un’altra volta, e torna quindi giù, torna a terra, in America.

Quindi, per superare la curvatura terrestre, le onde radio sfruttano la riflessione che avviene negli strati più alti dell’atmosfera. E questo spiega perché le onde radio possono andare al di là dell’orizzonte e andare al di là della curvatura terrestre.

A questo punto è chiaro che possono andare in tutto il globo.

Ma ci potremmo chiedere: ma Marconi come faceva a saperlo?

Nessuno lo aveva mai provato in realtà, probabilmente anche lui non lo sapeva esattamente. Ma lo intuiva, forse lo sperava, e aveva ragione, aveva ragione lui.

Ma questa è una cosa che molti altri inventori hanno sperimentato, e lui stesso, in una sua dichiarazione, dice che molto spesso bisogna fare esperimenti per provare se ciò che la teoria dice è vero. Soltanto la sperimentazione è quella che in pratica ci dice se le cose elaborate in maniera teorica sono giuste o sbagliate. Alcune volte possono anche essere sbagliate.

Marconi continua nei suoi esperimenti, continua a realizzare trasmettitori potenti, continua a sperimentare collegamenti a varie distanze.

Marconi ad un certo punto, nel 1903, torna un po’ in Italia e realizza in Italia, a Coltano, una stazione radiotelegrafica veramente potente, che diventa, la stazione telegrafica di Coltano, una delle più potenti al mondo. E sarà quella che servirà poi all’Italia per tenere i collegamenti con le colonie in Africa.

Marconi fece anche, durante questi anni, molti esperimenti, anche trasmettendo da navi in varie parti del mondo.

Sulle navi vengono installate subito radiotrasmittenti telegrafiche, perché si capisce subito che questa telegrafia senza fili è utilissima per chi naviga, è utilissima per tenere il collegamento tra la terraferma e le navi.

Perché prima di allora, quando si partiva con una nave, si era completamente isolati dal mondo, ovviamente. Ma con questa nuova invenzione, la telegrafia senza fili, è possibile tenere un contatto con le stazioni costiere.

Vengono quindi allestite delle potenti stazioni costiere con trasmettitori telegrafici.

E su molte navi vengono installati dei trasmettitori radio potenti, che tengono i collegamenti con la terra.

Nel gennaio del 1909, un piroscafo per passeggeri, il Republic della White Star Line, a causa della nebbia si scontrò con la nave Florida ed affondò in poche ore.

Però grazie al telefono, alla stazione radiotelegrafica di bordo, i soccorsi arrivarono molto velocemente e tutti si salvarono.

Questa fu una grande cosa, il primo salvataggio che utilizzò la radiotelegrafia per cercare i soccorsi, per dare l’annuncio dell’incidente e del disastro.

Nello stesso anno Marconi vince il premio Nobel per la fisica.

Contemporaneamente, dobbiamo dire che molti altri ingegneri tecnici, dopo aver visto quello che Marconi ha fatto, si interessano, magari si stavano già interessando prima, delle onde radio e dei trasmettitori.

Diciamo che molti si stanno interessando al fatto di poter trasmettere, con questo mezzo che era il radiotelegrafo, in pratica, la voce umana.

E ad un certo punto qualcuno ci riesce.

Due inventori, Fessenden e De Forest, nel 1907 riescono a realizzare un primo trasmettitore in grado di emettere, anziché solo segnali radiotelegrafici, di trasmettere, da un punto all’altro, la voce umana.

E questo è un notevolissimo passo in avanti. E questo, dobbiamo dire subito, non è un’invenzione di Marconi.

Marconi ha inventato la radiotelegrafia.

Fessenden e De Forest, in pratica, inventano, diciamo così, la radiofonia, la trasmissione con un apparecchio radio della voce umana, dei suoni, della musica, no?

Il tutto ovviamente è basato sulle invenzioni di Marconi, perché, senza gli studi di Marconi, questo non sarebbe stato possibile. Ma questo passo in avanti enorme fu fatto, appunto, da due americani.

Entriamo qui in un mondo diverso, in un mondo in cui, con la radio, è possibile ascoltare a decine, a centinaia di chilometri di distanza la voce umana, la musica.

È nata l’epoca della radiofonia.

Tutto questo ve lo spiegherò nella prossima puntata.

Grazie a tutti per l’ascolto.